L'angusto corridoio d'ingresso dell'appartamento in Via Roma (angolo Via Ciriagno) nel quale andarono a passare i loro ultimi anni i miei bisnonni Minot e Delina, genitori del mio nonno materno, dopo una vita trascorsa a Mulino Galletto. Ricordo, in quell'ingresso dalle tinte biancastre, la figura imponente di mio bisnonno, un giorno che andai a trovarlo insieme a nonno Berto. Nonno Minot era stato mugnaio, aveva delle mani enormi e nodose, un volto felino e occhi di ghiaccio. Ricordo molto poco di lui. Forse mi incuteva anche un po' di timore.
Sotto il loro appartamento, in un piccolo palazzo che già da oltre un ventennio, forse quasi un trentennio, è stato abbattuto per far posto a un edificio più grande e moderno, c'era un negozio di alimentari che si affacciava sull'officina Visca, al posto della quale ora c'è un Maxisconto. Ricordo che accompagnai mio nonno Berto in quel negozietto, e lui comprò del prosciutto cotto avvolto in carta gialla. Ricordo che quella volta appresi che del prosciutto non si mangia solo il grasso, come invece facevo io.
Le due immagini accanto mostrano un dettaglio del volto e uno delle mani di nonno Minot (Domenico Bernardo Binello, padre del mio nonno materno), in due fotografie scattate da mio padre nel 1981.
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